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"Pedemontana" a volte ritornano

BREVE STORIA DI UN’OPERA CHE IMPATTA FORTEMENTE SUL NOSTRO TERRITORIO SUL CONSUMO DI SUOLO

Da almeno un trentennio ogni tanto ritorniamo a dibattere della proposta di una nuova autostrada chiamata “Pedemontana”. Se vogliamo partire dal nome per capire come mai questa cosa interessa direttamente Bellusco ci sono un po’ di cose che non tornano. Però i nomi dovrebbero dare un senso alle cose. Alla fine degli anni ‘60 del secolo scorso era stata pensata un’autostrada che collegasse Varese, Como, Lecco e Bergamo quindi effettivamente al limite nord della pianura ai piedi delle montagne lombarde. Questa proposta aveva come obiettivo quello di permettere uno sviluppo urbanistico diverso da quello che era in corso ormai da secoli, con le infrastrutture tutte centrate su Milano. La proposta dell’autostrada “Pedemontana” trova una sua prima formalizzazione nel piano viabilistico della Regione Lombardia del 1985, la stessa Regione presenta anche la proposta della “Quadra delle merci” il potenziamento del trasporto ferroviario di merci intorno a Milano per ridurre il trasporto merci su gomma. Il potenziamento ferroviario rimane di competenza delle Ferrovie dello Stato che non investiranno neanche in un progetto preliminare.

La “Pedemontana” rimane bloccata per anni in parte per le opposizioni locali che propongono un progetto meno impattante di riqualificazione della “Strada Briantea” già esistente, ma soprattutto per mancanza di finanziamenti. Ma nel 2001 il governo inserisce nella “Legge obiettivo” questa autostrada. Tra l’altro la legge, derogando tutte le leggi precedenti, prevede che per le opere inserite nel suo elenco, non fosse necessario ottenere le approvazioni di tutti gli altri organi politici o amministrativi. Viene individuata una concessionaria che dovrà presentare il progetto definitivo e il piano finanziario con il coinvolgimento dei privati, documenti che verranno poi approvati da un organismo interministeriale chiamato CIPE. La società si chiama Pedemontana S.p.A. è una società pubblica controllata da Regione Lombardia. La proposta che arriva nel 2002 ai comuni per un semplice parere, già approvata dal CIPE, è una cosa completamente diversa della “Pedemontana”. È l’ennesima tangenziale intorno a Milano che persevera nella crescita a “macchia d’olio”, mangiando territorio a nord di Milano. Il progetto viene diviso in diverse tratte, quello da Vimercate a Brembate viene chiamato “Tratta D”.

La Tratta D presenta diverse contrarietà, va ad interessare un territorio agricolo non urbanizzato con diverse valenze naturalistiche, non è a servizio di insediamenti produttivi locali che necessitano di ulteriori infrastrutturazioni, ma, al contrario, può essere attrattore per altre infrastrutturazioni, è molto costosa, con un nuovo ponte sull’Adda, assorbirebbe probabilmente poco traffico e quindi pochi introiti per il concessionario. La questione della diseconomicità della Tratta D è evidente anche alla concessionaria che inserisce tra Ruginello e San Nazzaro una mega area di servizio con un centro riparazione TIR e un albergo accessibile anche da fuori l’autostrada. La Società organizza una serie di “conferenze di servizio” con i comuni interessati con l’obiettivo di ottenere un parere favorevole anche se solo consultivo e non vincolante. Le opposizioni più forti si trovano sulla Tratta D e giocano quindi la carta delle “compensazioni” per cercare di rompere la compattezza delle amministrazioni Tra le diverse iniziative programmate a difesa del territorio da parte dei Comuni coinvolti, venerdì 27 maggio i Sindaci del vimercatese coinvolti dalla tratta D breve, hanno espresso la loro contrarietà all’opera con una iniziativa in bicicletta per sensibilizzare la Regione sulla necessità di una sostanziale revisione all’attuale idea di Pedemontana, con lo stralcio della tratta D, la riduzione di calibro della tratta C e il suo completamento nella A51 (Tangenziale Est).

Le richieste dei Sindaci sono ad oggi ignorate. locali del vimercatese, i sindaci d’altra parte sanno che il loro non è un parere vincolante per cui si cerca di “portare a casa” qualcosa di utile. I sindaci erano consapevoli che in mancanza di finanziamenti sarebbero saltate le “opere connesse” e di “mitigazione del danno”. La provincia di Monza, quindi, si fa carico del coordinamento dei comuni per presidiare l’effettiva disponibilità dei fondi previsti per queste opere. Intanto è partita la realizzazione dei primi tratti, tutti finanziati da soldi pubblici, i capitali privati non si vedono, anche le banche nicchiano sui prestiti non vedendo un piano finanziario credibile, la Tratta D (la meno redditizia) cade ancora un po’ nel dimenticatoio ma c’è il problema della Concessione rilasciata dal CIPE che prevede che la Pedemontana colleghi il sistema autostradale da Varese a Bergamo e allora salta fuori in questi giorni questa ipotesi della Tratta D breve: dopo Ruginello l’autostrada piegherebbe verso sud nel territorio “libero” tra Vimercate e Bellusco, si svincola, ahi noi, con la strada provinciale Monza-Trezzo e poi scende a Burago e Omate per collegarsi alla A4 (così si fa finta di rispettare la Concessione) e con la nuova Tangenziale Esterna Milanese, quindi ancora un’altra volta la crescita radiale e concentrica della conurbazione milanese, cioè il contrario per cui era stata pensata la Pedemontana.

Questo tratto autostradale (a pagamento) correrebbe parallelamente al tratto di prolungamento della Tangenziale Est (gratuito) poco distanti in linea d’aria, sembra non avere senso Ma “c’è da rispettare la Concessione”.

Testata
Bellusco Informa
Autore
Francesco Stucchi
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8
Pagina ove continua
9
Pubblicato il: Mercoledì, 29 Giugno 2022

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