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Un prete da galera, un uomo di speranza

DON ALFREDO STUCCHI, ORIGINARIO DI BELLUSCO, CAPPELLANO DEL CARCERE DI TORINO, ORA È TORNATO NELLA NOSTRA COMUNITÀ E FESTEGGIA IL 40° DI SACERDOZIO.

La maggior parte dei nostri concittadini lo conosce come “il prete che balla” (e a volte dice qualche parolaccia…), ma questa è solo una visione molto superficiale del nostro concittadino Don Alfredo, che ha festeggiato 40 anni di sacerdozio. Proviamo a conoscerlo un po’ meglio attraverso i suoi ricordi e i suoi racconti: nasce nel 1942 al dosso, frequenta fino alla 5 elementare e a 11 anni va a lavorare da un falegname del paese per 3 anni. A 14 anni trova un lavoro in fabbrica come operaio sui telai tessili spostandosi tra Sulbiate, Brugherio e Milano.

Pur frequentando, spinto dalla famiglia, gli ambienti dell’oratorio e delle ACLI, più che al sacerdozio e alla chiesa, si interessa di politica e difesa dei diritti dei lavoratori ed è affascinato dal mondo comunista e del sindacato di cui farà parte.
Il clero, a quei tempi, definiva i comunisti come Satana e voleva mandarli tutti all’inferno. Alfredo fatica a trovare la sua strada. La vocazione arriva a 27 anni leggendo un libro di Raoul Follereau, in particolare una frase: “Se cristo domani busserà alla tua porta che farai?”. Questa domanda lo tormenta finché non crede di trovare una risposta entrando nel seminario arcivescovile milanese di Venegono dove, in 4 anni, completa le 3
classi medie e 4 magistrali.
Il vescovo, per il suo modo di essere che non è cambiato dalla sua giovinezza, non lo ritiene adatto al sacerdozio e consiglia per lui l’ingresso tra i Monaci Benedettini di Camaldoli. Lui, poco convinto, continua ad essere affascinato dall’ideologia comunista e compra e legge l'Unità. Viene comunque inviato a Torino come
aiuto in una piccola parrocchia e al sabato e la domenica fa il volontariato al Cottolengo.
È convinto che per rispondere alla chiamata di Gesù, più che l'elemosina e i pacchi viveri servano la comunità,
l’ascolto e la famiglia.
Sempre con uno sguardo alla politica entra a far parte di un gruppo di trenta volontari che segue i poveri, materialmente e spiritualmente. A 34 anni c’è il suo primo vero incontro con quel Cristo che bussa alla sua porta nelle vesti di una madre disagiata con molti figli.

Il tribunale dei minori affida i bambini a una comunità durante la settimana, lasciando alla madre la possibilità di
relazionarsi con loro nei week-end. Tra questi bambini conosce Paola, una bambina molto difficile di 11 anni che,
dopo aver commesso un furto, viene recuperata proprio da Alfredo senza prediche o punizioni, ma tramite l'amore, la vicinanza e il perdono. Quando ne parla ancora si commuove, adesso avrebbe circa 50 anni, dice, ma
un ubriacone me l'ha ammazzata. Racconta anche di un'altra donna giovanissima, Patrizia di 19 anni, con cui ha avuto un rapporto di confidenza speciale, ma che non è riuscito a salvare dalla droga. In questo mondo di emarginazione, disperazione, fallimento, si sente vuoto e disorientato, ma la partecipazione alla nomina a
vescovo di padre Ambrogio Ravasi, il 18/10/81 gli riaccende la speranza.

Il giorno dopo però, a Torino, reincontra Patrizia con la quale ha una discussione per colpa della droga.
La ragazza muore di overdose nella notte e Alfredo rientra in crisi. Viene inviato in un’altra parrocchia di Torino,
in un ambiente difficile, dove incontra Massimo, un minorenne condannato per furto. In questo modo entra per la prima volta in un carcere, dove conosce tossici e ladri e capisce che può e deve fare qualcosa per loro.
Il 5 giugno 1983, ancora una volta Gesù bussa alla sua porta e lo trova pronto; infatti, viene ordinato sacerdote e rimarrà poi in quella parrocchia di Torino per 20 anni e in carcere per 24, prima da sacerdote e poi da volontario dopo la pensione.

Il ballo e il fare festa le trova cose naturali. La festa, dice, fa parte della comunità cristiana e non deve avere
bandiere. Le bandiere servono per riconoscersi in diverse visioni e rispettarsi, non per scontrarsi e voler convincere le persone. Satana non sono le feste o il ballo, ma è la droga, che annebbia la mente e annulla l’individuo, mentre bisogna sempre imparare la bellezza di ciò che uno ha dentro e rispettare la dignità della persona che si ha davanti.

Testata
Bellusco Informa
Autore
Alfio Nicosia
Pagina
20
Pagina ove continua
21
Pubblicato il: Martedì, 22 Agosto 2023 - Ultima modifica: Mercoledì, 30 Agosto 2023

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